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Un italiano a Parigi

Un italiano a Parigi

Gli anni '70 visti attraverso la macchina fotografica di Luigi Ghirri: è questo infatti il periodo storico che viene raccontato nella mostra dedicata al celebre fotografo emiliano nella spettacolare retrospettiva che lo vede protagonista fino al 2 giugno al museo Jeu De Paume di Parigi. 'Cartes et territoires' (Mappe e Territori) ripercorre le immagini scattate nella provincia italiana, tra atlanti e giardini, case e cartelloni pubblicitari.

Un universo che riassume la poetica di uno dei più grandi esponenti della fotografia italiana, in un luogo unico della città francese.

Abbiamo avuto il privilegio di dialogare con le due figlie di Ghirri, che ci hanno raccontato il fotografo, il padre e l'uomo. Ilaria, insegnante e Adele, che gestisce l'Archivio Luigi Ghirri ed è figlia della storica curatrice del fotografo, Paola.

 

Cartes et territoires

Jeu de Paume

1 Place de la Concorde

Parigi

 

MOLINO PASINI Come si tutela e si promuove l'immagine di un uomo diventato icona?

ADELE GHIRRI Non mi sento di poter dare ai lettori indicazioni precise e oggettive su come portare avanti un compito del genere. La tutela e la divulgazione dell'opera di Luigi è per me una enorme responsabilità. È un ruolo delicato, che comporta una dedizione costante e uno studio approfondito, non solo dell'opera di mio padre, ma anche di discipline storico-artistiche e soprattutto filosofiche. Credo che una buona preparazione nel campo di quella che in Inghilterra viene definita visual culture, cultura visiva, sia imprescindibile per poter lavorare e occuparsi della memoria di Luigi, e lo direi anche se non fossi sua figlia. Dal punto di vista umano, cerco di portare avanti questo compito facendo tesoro degli insegnamenti dei miei genitori, insegnamenti che sono presenti anche nella stessa opera e nel pensiero di mio padre: ampliando le mie vedute, accogliendo diversi punti di vista, ascoltando l'esterno, mantenendo un atteggiamento curioso e aperto, ma sempre molto attento. Potrebbe sembrare contraddittorio con quanto ho appena detto, ma è anche un lavoro che comporta dire molti 'no'. In realtà non lo è, poiché (come si intuisce già dalla domanda) bisogna comunque saper trovare il giusto equilibrio tra attività di divulgazione e attività di tutela.

ILARIA GHIRRI Premettendo che è mia sorella Adele che si occupa principalmente della diffusione del lavoro, credo sia fondamentale per noi che ci interfacciamo e consigliamo costantemente, fare riferimento ai valori culturali e umani che muovevano le sue azioni in vita. Pertanto il tentativo di tutelare il lavoro cercando di promuovere iniziative di divulgazione cercando di mantenere un livello culturale di alto profilo collaborando con editori e musei che possano raggiungere il maggior numero di persone possibile in modo tale che tanti possano godere e trarre stimolo dal suo lavoro, in particolare i giovani.

 

MP Il fatto di essere due donne ha influito sul racconto che state facendo dell'attività di vostro padre? E come?

AG Dell'opera di nostro padre mi occupo principalmente io, per me costituisce una quotidianità. Ilaria lavora come insegnante, ma tra noi c'è un costante dialogo e una costante condivisione di idee, ricordi e anche di dubbi. Il fatto che il nostro rapporto sia molto solidale e di supporto reciproco non penso dipenda dal fatto di essere donne, ma dal fatto che nostro padre era una persona rispettosa, gentile, corretta, e che pur avendo madri diverse, siamo state entrambe educate in questo senso. Riterrei superfluo pensare che il mio genere possa influire sulla modalità in cui affronto l'opera di mio padre e sulla lettura che ne offro.

Sul piano pratico, il fatto di essere molto giovane e di essere una donna ha a volte forse comportato il dover ripetere una mia idea, richiesta o decisione più di una volta perché venisse presa in considerazione o accettata. Comunque, anche in tal caso, sono sempre rimasta molto ferma sulle mie scelte e il doverle ribadire non mi ha creato incertezze o ripensamenti di alcun tipo, anzi. Penso che questa sorta di tranquilla determinazione derivi dal fatto che sono cresciuta vedendo mia madre, che ho perso quando avevo vent'anni, dedicare la sua vita all'opera di Luigi, facendo fronte alle difficoltà e alla sofferenza che questo comportava con coraggio e tenacia. Pur essendo rimasta senza un marito quando io avevo poco più di un anno, mi ha cresciuta lavorando instancabilmente in una fase in cui il lavoro di Luigi era meno conosciuto di adesso. Per me è un grande esempio.

 

IG Io non credo che il fatto di essere donne abbia influito su come riteniamo opportuno salvaguardare o promuovere l'opera di nostro padre di cui si occupa principalmente mia sorella Adele. Ci confrontiamo tra noi su ciò che viene proposto e cerchiamo di vagliare attentamente le varie iniziative cercando di agire secondo gli ideali e i principi che hanno sempre mosso il suo lavoro prima, quello di Paola (madre di Adele) in seguito, tenendo conto dei nuovi scenari che si sono aperti nel frattempo. Fondamentale diventa quindi la memoria e il confronto tra me e Adele che ci trova generalmente concordi su come agire.

 

MP Qual è l'immagine a cui siete più legate?

AG Dipende, cambia sempre, a seconda del momento che sto vivendo e dalla mia età. Mi succede lo stesso anche con alcune canzoni.

 

IG Sono legatissima a molte immagini di nostro padre. In particolare amo particolarmente il lavoro degli anni 70, ma decidere o pensare ad una sola immagine mi è impossibile. Cambia sempre in base al momento, all'umore a ciò che sto vivendo in quel momento, un po' come accade con la musica.

 

MP Che cosa si ‘vede' nelle immagini di Luigi Ghirri?

AG Un modo di vedere il mondo. Una visione del mondo possibile, mai aggressiva.

 

IG Io credo che si veda un mondo più abitabile, dove è ancora possibile ritrovarsi anziché sentirsi perduti, un mondo dove è ancora possibile un dialogo con il mondo esterno basato sull'accortezza, la curiosità e al tempo stesso l'incredibile capacità di stupirsi per tutto ciò che credevamo di conoscere e di avere ‘visto', ma cui non davamo alcuna importanza. Un mondo ancora abitabile, nel quale un po' ci riconosciamo e che un po' sogniamo, dove vivere è ancora semplice, nonostante le molteplici contraddizioni che ne fanno parte. Un mondo in cui ci si può riconoscere che può essere ancora carezzevole come una poesia.

 

MP E che cosa ci vedete voi, che lo vivevate non solo dal punto di vista autoriale ma anche da un punto di vista personale?

AG Io che non ho alcuna memoria dell'unico anno che ho passato insieme a lui, nelle sue foto vedo delle immagini, o meglio delle visioni, che mi ha lasciato. Attraverso queste immagini mi è possibile stabilire con lui un dialogo, cogliere suggerimenti, cercare delle risposte, conoscerlo, cercare di intuire qualche cosa di lui e della sua persona. In questo senso, il punto di vista 'autoriale' e quello personale, arrivano in qualche modo a convergere e diventano quasi indistinguibili.

 

IG Credo di averlo riassunto sopra…grazie al fatto di averlo avuto accanto e di aver fatto parte del suo mondo credo di avere una visione dell'esterno più fiduciosa e aperta ad accogliere le contraddizioni per poi continuare a stupirmi e guardarmi intorno con curiosità, tenerezza e partecipazione.

 

 

MP Qual era la visione del mondo femminile, per Ghirri?

AG Rispondo a mia volta con una domanda: in che modo compaiono le donne nelle foto di Ghirri?

Penso che già nelle sue immagini sia contenuta la risposta a questo interrogativo.

 

IG Il mondo femminile ha sempre fatto parte della sua vita (sorella, nonna, zie, figlie ecc). Aveva molte amiche con cui amava scambiare pensieri ed opinioni sul proprio lavoro e su ogni aspetto della vita. Viveva quindi il rapporto con il femminile in modo naturale e rispettoso. Il mondo femminile faceva semplicemente parte del suo quotidiano e, in generale, della vita e del mondo.

 

FOTOGRAFIA: Archivio Luigi Ghirri


04 aprile 2019

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